Ora non ricordo, che nel tempo illusorio, confuso, rimangoda Le cicale di Gramsci di Gobinazzo
stamane mi furon portati, da miei genitori, dei nuovi giocattoli
una trottola, un uomo di latta, un dado rotondo e un filo di spago
che me ne faccio, mi sono detto, di questo bel mondo e della mia infanzia
voglio motori, tubi di fuoco con dentro vapori che fanno rondelle girare
legate coi lacci a galliere e povere spilla di baionetta.
I gazzettieri tutti – anche nelle Gallie e persino oltr'oceano – spesso danno a vedere della loro inadeguatezza rispetto alle più degne di nota tra gli ordini del giorno. Tuttavia di rado si era giunti a questi livelli di trascuratezza.
Si tratta di giusto un anno fa, quando l'Antica Giocattoleria Mattel ha annunciato, ritrattato, balbettato, tergiversato e infine irrimediabilmente ritirato dal mercato la più scintillante delle ultime creazioni della casa.
Ma andiamo con ordine, ché tutto il tralalà, tutta l'amara vicenda chiede d'essere riassunta sì con brevità ma con un tantino di dovizia. Contestualmente alla nuova collezione di Barbie & compagni, dedicata alla tradizione vestimentaria del Florido eremo di Palm Beach, fu annunciato il ritorno – dopo qualche anno di assenza – dell'unico personaggio maschile della petite bande: Palm Beach Sugar Daddy Ken segna infatti la prima apparizione del già noto alle cronache in versione canuta (ma scintillante) e affiancato da piccolo mammifero.
La querelle ebbe tra l'altro luogo fra gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre dell'anno passato: ciò già sarebbe stato prezioso indice, agli occhi attenti di gazzettieri come non ce ne sono più, della kennediana nostalgia stagionale che porta a presentare una collezione tanto assolata e luminosa negli ultimi giorni dell'anno in cui si ha memoria della calura estiva. Da subito un qualche trambusto si è levato: primariamente le Madri Associate di Tucson, ovviamente turbate dalla manifesta perdita di virilità del bambolo; subito di contrappunto giunsero le giustificazioni imbarazzate della parladonna (neologismo italiano per spokeswoman) incaricata dalla Giocattoleria: il Palm Beach Sugar Daddy Ken sarebbe stato inserito nella linea esclusiva dedicata ad una clientela adulta, perciò rivolta, si capisce, a viriltà decadute, adulte appunto, garantendo quindi il consueto sviluppo ormonale dei piccini d'Arizona.
Ma benaltro attendeva l'incolpevole parladonna. Tant'è che a taluni italici orecchi potrebbe essere sfuggito il significato consueto dell'espressione «sugar daddy», che allude evidentemente ad un uomo di mezza età di buone abitudini mondane (ahi il capello argenteo!) solito intrattenersi con un ragazzo più giovane decisamente, fargli regali, giochini, contemplarne le grazie. Più in alto nasce il trambusto tanto esso è prossimo al bisbiglio, ma il silenzio è sintomo d'efficacia dello sguardo di colui che tace. La parladonna ormai ansante ribadì ad un ignoto nerovestito che mai si seppe da dove era venuto che il piccolo cane condotto dal bambolo di nome proprio faceva appunto Sugar, dunque di un equivoco si trattava, e Ken null'altro era che il padroncino, appunto il «daddy», del minuscolo cane, «Sugar's Daddy». Colta in fallo dall'assenza irreparabile del genitivo sassone, inutile dirlo, la parladonna capitolò.
Il bambolo dunque rimase nelle vetrine non più di due settimane, poi sparì. Qualche noticina apparse sulle incaute gazzette, la stampa di genere esultò per il pluralismo sessuale (salvo poi tacere sul ritiro del manufatto), qualcuno ridacchiò.
Di nuovo tocca ricordare le parole del più grande teorico della giocattologia vissuto nel secolo passato, di nuovo è stata dimenticata «la grande, canonica confidenza che labbra appassionate bisbigliano alle orecchie delle bambole», ancora una volta nessuno questa voce l'ha udita. Le bambine (e i maschietti) d'America sono state private della giacchina verdissima stampata, dei braghettoni per la tenuta da bagno, del piccolo cane. Quantunque i più maturi clienti dell'Antica Giocattoleria, a tutto dispetto, dovranno far virtù della pazienza mai avuta da bambini e attendere ancora tempi più sensibili: tempi in cui forse tornerà l'agognato bambolo con un piccolo bracciale dorato recante, minuscola, l'incisione baudeleriana «Que m'importe, que tu sois sage?», in memoria dell'ignobile baccano di questa vicenda, richiamando la consuetudine di un bamboliere napoletano del secolo scorso.
Il testo apparirà come introduzione ad un nostro volume di prossima pubblicazione, dal titolo Che cos'è una bambolina. L'autore ritiene infatti che sia sempre più necessaria una seria esposizione della metafisica delle bambole. Il «più grande teorico della giocattologia vissuto nel secolo passato» citato è, ovviamente, Walter Benjamin. Un ultimo pensiero va alle altre componenti della collezione: Palm Beach Coral Barbie, Palm Beach Caftan Barbie e Palm Beach Swimsuit Barbie rimaste private non già di un compagno o concubino, ma di un affettuoso e sensibile confidente.
Tommaso Malvina from Paris with eggs
Si tratta di giusto un anno fa, quando l'Antica Giocattoleria Mattel ha annunciato, ritrattato, balbettato, tergiversato e infine irrimediabilmente ritirato dal mercato la più scintillante delle ultime creazioni della casa.
Ma andiamo con ordine, ché tutto il tralalà, tutta l'amara vicenda chiede d'essere riassunta sì con brevità ma con un tantino di dovizia. Contestualmente alla nuova collezione di Barbie & compagni, dedicata alla tradizione vestimentaria del Florido eremo di Palm Beach, fu annunciato il ritorno – dopo qualche anno di assenza – dell'unico personaggio maschile della petite bande: Palm Beach Sugar Daddy Ken segna infatti la prima apparizione del già noto alle cronache in versione canuta (ma scintillante) e affiancato da piccolo mammifero.
La querelle ebbe tra l'altro luogo fra gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre dell'anno passato: ciò già sarebbe stato prezioso indice, agli occhi attenti di gazzettieri come non ce ne sono più, della kennediana nostalgia stagionale che porta a presentare una collezione tanto assolata e luminosa negli ultimi giorni dell'anno in cui si ha memoria della calura estiva. Da subito un qualche trambusto si è levato: primariamente le Madri Associate di Tucson, ovviamente turbate dalla manifesta perdita di virilità del bambolo; subito di contrappunto giunsero le giustificazioni imbarazzate della parladonna (neologismo italiano per spokeswoman) incaricata dalla Giocattoleria: il Palm Beach Sugar Daddy Ken sarebbe stato inserito nella linea esclusiva dedicata ad una clientela adulta, perciò rivolta, si capisce, a viriltà decadute, adulte appunto, garantendo quindi il consueto sviluppo ormonale dei piccini d'Arizona.
Ma benaltro attendeva l'incolpevole parladonna. Tant'è che a taluni italici orecchi potrebbe essere sfuggito il significato consueto dell'espressione «sugar daddy», che allude evidentemente ad un uomo di mezza età di buone abitudini mondane (ahi il capello argenteo!) solito intrattenersi con un ragazzo più giovane decisamente, fargli regali, giochini, contemplarne le grazie. Più in alto nasce il trambusto tanto esso è prossimo al bisbiglio, ma il silenzio è sintomo d'efficacia dello sguardo di colui che tace. La parladonna ormai ansante ribadì ad un ignoto nerovestito che mai si seppe da dove era venuto che il piccolo cane condotto dal bambolo di nome proprio faceva appunto Sugar, dunque di un equivoco si trattava, e Ken null'altro era che il padroncino, appunto il «daddy», del minuscolo cane, «Sugar's Daddy». Colta in fallo dall'assenza irreparabile del genitivo sassone, inutile dirlo, la parladonna capitolò.
Il bambolo dunque rimase nelle vetrine non più di due settimane, poi sparì. Qualche noticina apparse sulle incaute gazzette, la stampa di genere esultò per il pluralismo sessuale (salvo poi tacere sul ritiro del manufatto), qualcuno ridacchiò.
Di nuovo tocca ricordare le parole del più grande teorico della giocattologia vissuto nel secolo passato, di nuovo è stata dimenticata «la grande, canonica confidenza che labbra appassionate bisbigliano alle orecchie delle bambole», ancora una volta nessuno questa voce l'ha udita. Le bambine (e i maschietti) d'America sono state private della giacchina verdissima stampata, dei braghettoni per la tenuta da bagno, del piccolo cane. Quantunque i più maturi clienti dell'Antica Giocattoleria, a tutto dispetto, dovranno far virtù della pazienza mai avuta da bambini e attendere ancora tempi più sensibili: tempi in cui forse tornerà l'agognato bambolo con un piccolo bracciale dorato recante, minuscola, l'incisione baudeleriana «Que m'importe, que tu sois sage?», in memoria dell'ignobile baccano di questa vicenda, richiamando la consuetudine di un bamboliere napoletano del secolo scorso.
Il testo apparirà come introduzione ad un nostro volume di prossima pubblicazione, dal titolo Che cos'è una bambolina. L'autore ritiene infatti che sia sempre più necessaria una seria esposizione della metafisica delle bambole. Il «più grande teorico della giocattologia vissuto nel secolo passato» citato è, ovviamente, Walter Benjamin. Un ultimo pensiero va alle altre componenti della collezione: Palm Beach Coral Barbie, Palm Beach Caftan Barbie e Palm Beach Swimsuit Barbie rimaste private non già di un compagno o concubino, ma di un affettuoso e sensibile confidente.
Tommaso Malvina from Paris with eggs
Mi piace questo elemento.
RispondiEliminanon siamo mica qui a pettinare le bambole
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